martedì 29 gennaio 2019

Riso al latte




I ricordi hanno fili invisibili che ci legano a chi ce li ha donati.
Capita, a volte, di aprire i cassetti dove li custodiamo in un angolo del nostro cuore
ed ecco un ricordo, un po’ sbiadito dal tempo ma che, rispolverato con cura, riprende
colore e si rinvigorisce.
Quando io e i miei fratelli eravamo piccoli, mia madre ogni quindici giorni a pranzo
come minestra ci preparava il riso cotto nel latte.
Ed era un'occasione per raccontarci il suo ricordo.
Era una bimba di sei anni e abitava in una grande casa di campagna con i suoi nonni, genitori,
zie, zii e cugine.
Abitavano a Bracciano nei pressi di Bertinoro e lavoravano come contadini
per una famiglia ricca chiamata con riverenza “la famiglia del conte” che abitava
in una villa poco distante dalle terre di proprietà.
C’era la guerra e gli uomini avevano costruito un rifugio sotterraneo per nascondersi
quando scattava l’allarme di un bombardamento.
Un giorno, proprio all’ora di pranzo, dovettero tutti correre nel rifugio.
I bambini con la paura e la fame e, in mano, la loro scodella piena di riso cotto nel latte.
Si sedettero al sicuro con il loro pranzo appoggiato sulle ginocchia.
Col cucchiaio stretto in mano, mia madre cercava di chiudersi le orecchie per non sentire i rumori esterni.
Lei ricordava ancora molto bene il  rumore degli aerei e delle bombe sganciate
a terra che esplodevano toccando il suolo.  
Ad un tratto tutto il loro rifugio tremò e delle zolle di terra dal soffitto si staccarono
e le caddero probabilmente anche addosso ma il ricordo di mia madre era che le riempirono
la scodella di riso al latte.
Non capì bene cosa fosse successo, di sicuro niente pranzo per quel giorno.
Gli adulti raccontarono poi che una bomba aveva colpito il trave di cemento armato, l'unico trave che
sorreggeva il rifugio sotterraneo e che li aveva salvati, senza pranzo, ma tutti salvi.


Azzurrocielo


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mercoledì 23 gennaio 2019

Giornata di pioggia .... parte 2 la conclusione




Si guardarono per un attimo, che le sembrò infinito. Le venne istintivo impugnare l'ombrello come fosse un'arma per difendersi, in fondo  l' uomo che si trovava di fronte era uno sconosciuto, in ufficio, ad un'ora improbabile.
Inaspettatamente lui alzò le mani in segno di resa. Lei continuò ad osservarlo con sguardo aggressivo.
<< permette che mi presenti... sono il nuovo capoufficio >> le disse con un sorriso.
Lei pensò che, in effetti, leggeva troppi thriller ultimamente.


Azzurrocielo

martedì 22 gennaio 2019

Giornata di pioggia



Salì velocemente le cinque rampe delle scale per l' ufficio. Arrivare presto, ben prima dell'orario di apertura, significava poter arieggiare le stanze, accendere il pc, dare un'occhiata alle mail e rispondere alle più urgenti in assoluto silenzio e calma, senza il suono del telefono, senza doversi alzare per fare il caffè al capo e ai colleghi, senza dover rispondere al citofono. Calma assoluta.
Arrivò alla fine delle scale e  aprì la porta blindata. Un'inquietudine la colse all'improvviso: non era chiusa con i soliti quattro giri di chiave. 
<< il capo ieri sera avrà fatto tardi e nella fretta non avrà chiuso a chiave>> considerò come prima ipotesi.
Aprì la porta e ne sentì sbattere una dalla stanza in fondo al corridoio.
Un brivido freddo le percorse la schiena.
Istintivamente con l'ombrello in mano come fosse una spada percorse qualche passo cercando di non far rumore e spalancò la stanza dell'ufficio.
Rimase impietrita, così come l'uomo che si trovò di fronte: uno sconosciuto...
Strinse l'ombrello che aveva in mano ma... era solo un ombrello....


Azzurrocielo

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