lunedì 20 giugno 2016

Nel buio della notte



Era notte,
Buio nero.
Avrei voluto che non si accorgesse della mia presenza. ma non servì a nulla cercare di sfuggirle.
Mi raggiunse. Provai in tutti i modi ad allontanarla da me, ma ero stanca e la nostra era una battaglia nella quale una di noi due avrebbe avuto la meglio.
O io o lei.
Vinse lei, lasciandomi un bel bozzo pruriginoso.
<< Maledetta zanzara>> pensai sconsolata

lunedì 13 giugno 2016

Il musicista



Ancora quella melodia.
Struggente e malinconica che l'accompagnava  la sera, mentre si prendeva cura del suo giardino. Tornata da una giornata frenetica in città, dopo ore passate in ufficio, era rilassante innaffiare le rose e le begonie della sua nuova casa.
Vi si era trasferita da poco, da un mese appena e se ne era innamorata nello stesso istante in cui l'agente immobiliare gliela mostrò.
Canticchiò la melodia, seguendo la musica: ormai l'aveva imparata  a memoria,  
Il musicista suonava un Adagio di Albinoni, sempre lo stesso e, sempre nello stesso punto si fermava per un attimo come se dovesse prendere fiato,  poi riprendeva e  arrivava alla fine del brano.
La musica proveniva da una finestra sul fianco della casa,
Immaginò che l'uomo suonasse il pianoforte per la persona amata, lo si capiva da quel susseguirsi di note morbide e leggere come una carezza
 Le sarebbe piaciuto conoscere di persona il suo vicino di casa per complimentarsi con lui. 
In realtà lo aveva intravisto più di una volta, seduto sulla poltrona di bambù in veranda e lo aveva addirittura salutato con un cenno della mano. Pensò che, tuttavia dovesse essere un tipo solitario e schivo poiché non le aveva  mai rivolto la parola, neppure quando si prendeva cura della siepe che separava  le abitazioni e loro due si trovavano a non più di dieci metri l'uno dall'altra.
L'occasione per chiedere qualche curiosità sul suo vicino fu quando passò con la bicicletta davanti alla casa bianca con le imposte rosse e la padrona di casa aveva aperto il cancello appena rientrata dalla spesa al supermercato.
<< Buongiorno, bella giornata eh >> esordì con un sorriso 
<< Oh, salve. Si è ambientata bene nella sua nuova casa? >> le chiese la signora indaffarata con le borse della spesa
<< Si, è una zona tranquilla. Quello che cercavo. Poi la casa ha un bel prato intorno, mi piace occuparmi del giardino, è rilassante>> continuò cercando di portare la conversazione sull'argomento che le interessava.
<< Ah beh, questo è vero. Non c'è molto movimento in questa zona. E'  residenziale, solo casette singole.>> 
<< Sì in effetti è molto silenzioso qui. Però c'è una bella musica di pianoforte a movimentare la serata>>  
<< Pianoforte ? Ah sì. Il signor Carlo, quello con  la moglie malata. Sa, non so di preciso ma lei aveva  una malattia di quelle gravi. Lui ovviamente sapeva che lei adorava quel brano, si diceva fosse la loro musica di quando si erano conosciuti da ragazzi al conservatorio .>>
<<  Vedo questo signor Carlo seduto in veranda od occuparsi della siepe. Mi sembra un tipo solitario e taciturno. Forse perché soffre per la moglie, le suona il pezzo preferito >> concluse la ragazza.
<< Ma...ma .. ma cara ragazza che cosa sta dicendo ? Lo sente ogni sera? Com'è possibile se sono morti entrambi nello stesso giorno più di dieci anni fa !!! >> 

Azzurrocielo


mercoledì 8 giugno 2016

La casa sul lago



Improvvisamente il vento iniziò a sibilare dalle piccole fessure della finestra.
Pensò che presto sarebbe scoppiato un temporale.
Si alzò dalla poltrona nella quale si era accucciata con un libro in mano e si avvicinò al vetro guardando fuori. Il cielo era veramente minaccioso e non prometteva niente di buono.
Che dire, certo che aveva scelto proprio un bel momento per mettere un punto nella sua vita, andare a capo e ricominciare alla grande.
Un brivido di inquietudine la percorse dalla schiena ai piedi: un rapporto sentimentale malato al quale era riuscita mettere la parola fine, un impiego fisso perduto ma, tanta voglia di ricominciare a vivere.
Perciò aveva pensato di trascorrere qualche giorno sola con se stessa, immersa nella natura, nella casa dove, da piccola, aveva passato tante vacanze spensierate.
Si voltò a guardare alla base del camino quanta legna c'era.
"sì, dovrebbe bastare per questa notte e anche per domattina" pensò.
Non aveva proprio nessuna intenzione di uscire e arrivare fino alla legnaia con quel tempo .
All'improvviso sentì sbattere una porta, voltò la testa di scatto verso la cucina e, nei tre secondi che seguirono il rumore secco, cercò di trovare una spiegazione .
" ah, il gancio !" Doveva farlo assolutamente aggiustare al più presto.
Quella stessa mattina appena era arrivata notò che la porta di legno esterna a quella a vetri della cucina sembrava saldamente agganciata ma, in realtà, con una leggera pressione si sganciava dal perno del cardine e avrebbe potuto essere aperta anche con poco più di una leggera folata di vento.
Pensò che per la notte sarebbe stato sufficiente bloccarla con un paletto e il giorno successivo avrebbe trovato una soluzione meno precaria.
Gettò lo sguardo sul lago poco distante e vide che il forte vento faceva increspare l' acqua.
Si sedette di fronte al caminetto acceso e riattizzò il fuoco perchè non si spegnesse.
Prese in mano il cellulare per chiamare un'amica, ma constatò che non c'era campo. Le comunicazioni in quel posto sperduto non erano sempre attive.

La pendola scoccò le ventuno e trenta.

Si alzò a preparare una tisana bollente e, nel camminare,  una vecchia asse di legno del pavimento traballò sotto al tappeto . Ok. Era da aggiungere alla lista dei lavori da fare : controllare e sistemare le assi del pavimento e, con l'occasione magari chiudere anche quella nicchia che, da lì, portava sotto la casa. L'avevano  scoperta i suoi genitori poco dopo l'acquisto dell'edificio e avevano pensato che , chi l'aveva progettata l'avesse pensata per sfruttare lo spazio tra le fondamenta e il pavimento, come ripostiglio o forse,  per riporre le provviste al fresco.

La pendola del soggiorno batté le ventidue.

Fu proprio in quell'istante che sentì distintamente dei passi fuori dalla porta, pesanti, lenti, che le davano l'impressione di una pausa utilizzata per pensare tra un passo e l'altro.
Il cuore iniziò a battere disordinatamente all'impazzata.
Cercò di convincersi che potesse essere qualche animale selvatico in cerca di cibo o di un riparo.
Sentì il vento che scuoteva con violenza le fronde degli alberi.
Di nuovo.
Quei passi.
Lì sentì fermarsi dietro la porta della veranda sotto il portico.
Immaginò che chiunque o qualunque cosa fosse, stesse pensando di aprire la porta.
Pensare. Pensare. pensare.
Ricordare. Ricordare se aveva chiuso con chiave e chiavistello.
Dannazione, avrebbe dovuto chiudere le persiane. Corse in cucina dove vide che quel maledetto perno della porta aveva ceduto e ora rimaneva a proteggerla dal mondo esterno solo una banalissima porta a vetri.
Non  riusciva a pensare con lucidità, la paura non la fece gridare perché aveva la gola secca, si guardò attorno per cercare una soluzione che fosse veloce e che la proteggesse.
Le vennero in mente le assi del pavimento sotto al tappeto, la botola e la nicchia sufficientemente ampia da offrirle rifugio. Più in fretta che poté si infilò nella nicchia richiudendo sopra di sé le assi.
Rimase in attesa: Il silenzio era forse anche più terrificante del rumore dei passi sentiti prima.
Quell'aspettare senza sapere cosa sarebbe successo, era logorante.
Aspettare. Aspettare. Senza fretta. Aspettare.
Lì, nascosta non si rese conto di quanto tempo fosse trascorso.
Tese l'orecchio per cercare di sentire ancora quei passi lenti e cadenzati.
Silenzio. Silenzio. Silenzio.
Dopo un tempo che le parve sufficientemente lungo per sentirsi rassicurata,  lasciò la nicchia.

La pendola suonò le ventiquattro

Dalla poltrona nella quale si era rannicchiata si stiracchiò le braccia e la schiena.
Si era addormentata e aveva fatto un sogno un bel pò inquietante... le vennero i brividi nel ricordare la paura e il terrore provati nel suo incubo.
Il fuoco si stava spegnendo, cercò di rianimarlo aggiungendo qualche tronchetto.
Si risistemò sulla poltrona, ormai il sonno le era passato ma, fu in quel preciso momento che il sangue le si raggelò nelle vene perché sentì distintamente dei lenti, cadenzati , pesanti passi sulla veranda

Azzurrocielo


giovedì 2 giugno 2016

Febbre a casa nostra



L'uomo Alfa di casa nostra è 
quell'incredibile essere che con 37° di febbre 
cammina strisciando i piedi
e che, con un sussurro, ti dice:
<< Ah non arrivo a domattina>>