ci sono parole che volteggiano come farfalle si mettono in fila e diventano pensieri
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lunedì 18 febbraio 2019
martedì 29 gennaio 2019
Riso al latte
I ricordi hanno fili invisibili che ci legano a chi ce li ha donati.
Capita, a volte, di aprire i cassetti dove li custodiamo in un angolo del nostro cuore
ed ecco un ricordo, un po’ sbiadito dal tempo ma che, rispolverato con cura, riprende
colore e si rinvigorisce.
Quando io e i miei fratelli eravamo piccoli, mia madre ogni quindici giorni a pranzo
come minestra ci preparava il riso cotto nel latte.
Ed era un'occasione per raccontarci il suo ricordo.
Era una bimba di sei anni e abitava in una grande casa di campagna con i suoi nonni, genitori,
zie, zii e cugine.
Abitavano a Bracciano nei pressi di Bertinoro e lavoravano come contadini
per una famiglia ricca chiamata con riverenza “la famiglia del conte” che abitava
in una villa poco distante dalle terre di proprietà.
C’era la guerra e gli uomini avevano costruito un rifugio sotterraneo per nascondersi
quando scattava l’allarme di un bombardamento.
Un giorno, proprio all’ora di pranzo, dovettero tutti correre nel rifugio.
I bambini con la paura e la fame e, in mano, la loro scodella piena di riso cotto nel latte.
Si sedettero al sicuro con il loro pranzo appoggiato sulle ginocchia.
Col cucchiaio stretto in mano, mia madre cercava di chiudersi le orecchie per non sentire i rumori esterni.
Lei ricordava ancora molto bene il rumore degli aerei e delle bombe sganciate
a terra che esplodevano toccando il suolo.
Ad un tratto tutto il loro rifugio tremò e delle zolle di terra dal soffitto si staccarono
e le caddero probabilmente anche addosso ma il ricordo di mia madre era che le riempirono
la scodella di riso al latte.
Non capì bene cosa fosse successo, di sicuro niente pranzo per quel giorno.
Gli adulti raccontarono poi che una bomba aveva colpito il trave di cemento armato, l'unico trave che
sorreggeva il rifugio sotterraneo e che li aveva salvati, senza pranzo, ma tutti salvi.
Azzurrocielo
immagine da qui
mercoledì 23 gennaio 2019
Giornata di pioggia .... parte 2 la conclusione
Si guardarono per un attimo, che le sembrò infinito. Le venne istintivo impugnare l'ombrello come fosse un'arma per difendersi, in fondo l' uomo che si trovava di fronte era uno sconosciuto, in ufficio, ad un'ora improbabile.
Inaspettatamente lui alzò le mani in segno di resa. Lei continuò ad osservarlo con sguardo aggressivo.
<< permette che mi presenti... sono il nuovo capoufficio >> le disse con un sorriso.
Lei pensò che, in effetti, leggeva troppi thriller ultimamente.
Azzurrocielo
martedì 22 gennaio 2019
Giornata di pioggia
Salì velocemente le cinque rampe delle scale per l' ufficio. Arrivare presto, ben prima dell'orario di apertura, significava poter arieggiare le stanze, accendere il pc, dare un'occhiata alle mail e rispondere alle più urgenti in assoluto silenzio e calma, senza il suono del telefono, senza doversi alzare per fare il caffè al capo e ai colleghi, senza dover rispondere al citofono. Calma assoluta.
Arrivò alla fine delle scale e aprì la porta blindata. Un'inquietudine la colse all'improvviso: non era chiusa con i soliti quattro giri di chiave.
<< il capo ieri sera avrà fatto tardi e nella fretta non avrà chiuso a chiave>> considerò come prima ipotesi.
Aprì la porta e ne sentì sbattere una dalla stanza in fondo al corridoio.
Un brivido freddo le percorse la schiena.
Istintivamente con l'ombrello in mano come fosse una spada percorse qualche passo cercando di non far rumore e spalancò la stanza dell'ufficio.
Rimase impietrita, così come l'uomo che si trovò di fronte: uno sconosciuto...
Strinse l'ombrello che aveva in mano ma... era solo un ombrello....
Azzurrocielo
immagine da qui
mercoledì 19 dicembre 2018
La magia di una goccia
Sugli scogli si infrangono le onde
respiro l'odore salmastro
di ogni singola goccia.
Il rumore monotono fa riprendere al cuore
un ritmo regolare.
Qui faccio pace con la Vita.
La mattina vedo tante tante gocce di rugiada
come perle preziose illuminano
una ragnatela tra le grate del cancello di casa.
Sorrido pensando a quel ragnetto meticoloso
che ha tessuto questa trama
leggiadra e robusta
un pò come la Vita
fatta di incontri, scontri, battaglie vinte e perse.
La Vita che è fragile e preziosa
come una semplice goccia d'acqua.
Una goccia d'acqua che cade con ritmo regolare
umile quanto potente
capace di scalfire la roccia scavandola nel profondo.
Come la Vita che, a volte, scava dentro l'anima
solchi intimi e immensi nei quali ti affossi
per poi risalire
così come tante gocce d'acqua formano un ruscello
e salgono in superficie.
La Vita che si apprezza se si hanno occhi per guardare
cose piccole
anche quanto
una goccia d'acqua.
Azzurrocielo
immagine da qui
lunedì 17 dicembre 2018
martedì 23 ottobre 2018
La Schiuma dei giorni di Boris Vian
Libro particolare. O lo ami o lo abbandoni.
Surreale tanto, da spiazzarmi alle prime pagine. Ma siccome sono un' Ariete non mi arrendo facilmente. Ho letto e riletto i primi capitoli e poi... mi si è aperto un mondo! Sono entrata nella storia tanto da lasciarmi coinvolgere e finire il libro in tre giorni. Un record per me, che ultimamente leggo alla velocità di un bradipo assonnato.
Boris Vian è un autore capace di scrivere in modo scorrevole una bellissima e surreale storia d'amore intrisa di poesia,una storia apparentemente leggera ma che ti lascia segni profondi e ti fa pensare.
Da leggere!
Azzurrocielo
sabato 20 ottobre 2018
lunedì 15 ottobre 2018
martedì 2 ottobre 2018
6
E poi il cielo
cambia il suo colore
come d' incanto
Azzurrocielo
immagine: dalla finestra del mio ufficio
martedì 21 agosto 2018
Le due ruote
La vide una mattina mentre percorreva a piedi la strada da casa all' ufficio.
Si intravedeva appena, sbirciando all'interno dalla vetrina polverosa del vecchio negozio incastonato tra le case del borgo.
Che fosse vecchia lo si capiva dalla sua forma un pò antiquata. La sella era allungata e il manubrio ampio; tuttavia non occupava molto spazio, era sistemata in un angolo davanti a una scansia di rubinetti di ottone.
Alfredo si fermò ad osservare meglio la vetrina. Gli oggetti esposti erano tanti, tutti di generi diversi e dal loro aspetto erano sicuramente pezzi di antiquariato. Si chiese se quella bicicletta che aveva attirato la sua attenzione fosse in vendita o fosse di proprietà del negoziante. L'unico modo per saperlo era entrare e chiedere. Non quel giorno però. Alfredo non aveva tempo. Aveva indugiato troppo davanti alla vetrina e rischiava di arrivare tardi in ufficio.
Il giorno dopo uscì di casa per tempo e rimase deluso quando si rese conto che era appena spuntato il sole all'orizzonte e lui era già arrivato al negozio.
<< Che cretino sono! Sicuramente a quest'ora sarà ancora chiuso >> disse tra sè e sè.
Sbirciò all'interno della vetrina e vide la bicicletta nello stesso posto in cui si trovava il giorno precedente. Gli sembrò ancora più lucida di quanto la ricordasse .
D'istinto abbassò la maniglia della porta d'ingresso del negozio ed entrò insieme ad uno scampanellio che segnalò la sua presenza.
Dal retro del locale sbucò un signore anziano, un pò ingobbito, che indossava una palandrana e una papalina con una nappa penzolante.
<< Bu...bu..buong..buongiorno>> Alfredo era talmente imbarazzato che iniziò a balbettare.
<< Buongiorno a lei, caro signore, mi dica pure. Ha visto qualcosa del mio negozio che le interessa particolarmente? >> chiese il vecchio.
<< No, anzi sì. A dire il vero vorrei chiederle della bicicletta>>
<< Ah! La bicicletta! Ottima scelta>>
<< Veramente volevo solo chiedere se è in vendita e, nel caso quanto costa >> gli chiese Alfredo poco convinto perché sospettava che il prezzo fosse troppo alto.
<< Sentiamo, lei quanto sarebbe disposto a pagarla?>> gli chiese il negoziante lisciandosi la barba.
<< Ma non saprei, Se è in vendita avrà già un prezzo>>
<<Dipende>>
<< Dipende ... da cosa?>> Alredo replicò un pò spazientito convinto, a quel punto, che il vecchio si burlasse di lui, come se giocasse a gatto e topo.
Con una piroetta l'anziano gli fu accanto e gli sussurrò all'orecchio: << Dipende>>
<< Dieci euro >> gli propose deciso Alfredo.
<< Affare fatto. La bicicletta è sua. La può portare via anche ora >>.
Alfredo non credette alle proprie orecchie e non se lo fece ripetere due volte. Pagò ed uscì quasi di corsa con il suo acquisto.
Soddisfatto salì in sella alla bicicletta e andò al lavoro.
Nei giorni seguenti lo si vide sfrecciare in lungo e in largo per il paese, sembrava che non avesse altro da fare.
Alfredo amava quella bicicletta, perché gli bastava una piccola pedalata per percorrere un lungo tragitto, persino la salita non gli sembrava faticosa.
Ogni giorno si allontanava sempre più in strade sconosciute pedalando felice come non lo era mai stato fino ad allora.
Imboccò la strada provinciale che, tortuosa, attraversava il bosco. L'aria di ottobre era frizzantina e il vento sul viso era piacevole: ideale per un percorso più lungo del solito.
Alfredo si stupì di non fare alcuna fatica in salita e pensò di essere in ottima forma fisica.
Arrivò alla fine del bosco e si fermò ad ammirare la vallata punteggiata di luci delle abitazioni in lontananza.
<< Ancora un pò e arriverò a Cantacavallo>> si disse soddisfatto.
Ripartì, ora la strada era meno tortuosa e la biciclettà sfrecciava sempre più veloce. Alfredo voleva godere la vista del paesaggio e iniziò a frenare, ma più ci provava e più la bicicletta andava veloce.
<< Fermati, fermati >> urlò consapevole che non fosse lui ad avere il controllo del mezzo.
La bicicletta, in realtà, aveva una vita propria e non obbediva ad Alfredo. Voleva provare l'ebbrezza di un volo e al primo tornante nonostante l'uomo sterzasse nel tentativo di seguire la carreggiata, la bicicletta tirò dritto e si librò nell'aria del precipizio .
Azzurrocielo
immagine da: pixabay
venerdì 17 agosto 2018
Vecchio olmo
Ammiro il tuo tronco nodoso e possente.
Mi avvicino e sotto la chioma, vecchio olmo,
mi sento al sicuro e avvolta da un'energia positiva.
Il vento calmo fa ondeggiare i tuoi rami con dolcezza e rispetto.
Ti abbraccio, vecchio olmo, perché possa ricevere la tua forza
per affrontare le avversità.
Aiutami ad avere radici robuste come le tue.
La Vita mi potrà piegare ma, saldamente ancorata a terra,
non mi spezzerà.
Come te, caro vecchio olmo.
Azzurrocielo
immagine: da pixabay
giovedì 9 agosto 2018
domenica 5 agosto 2018
Vorrei non dimenticare la tua voce
Vorrei non dimenticare quella tua voce dolce, con la quale a noi bambini cantavi la ninna nanna.
Certo, a modo tuo perchè devo dirlo, mamma, non eri proprio proprio intonata.
Però sono affezionata a quella melodia, un pò monotona, modellata sulle tue note che ci ha accompagnato nell' infanzia. Quasi quasi la preferisco all'originale!
Vorrei non dimenticare quella tua voce severa, con la quale ci riprendevi quando noi bambini combinavamo marachelle.
Vorrei non dimenticare quella tua voce rassicurante, nei periodi difficili della nostra vita..
Vorrei non dimenticare quella tua voce cristallina delle risate, quella tua voce mai tremolante, mai indecisa.
Ora la sento solo dentro di me, la notte, quando il sonno fatica ad arrivare.
Vorrei tenerla stretta per sempre, come si conserva una perla preziosa perché per i visi ci sono le foto, mentre il ricordo della voce, nel tempo, si affievolisce.
Azzurrocielo
immagine: pixabay
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