giovedì 22 dicembre 2016

Il momento degli auguri




Patricia  con questo post mi ha coinvolto in questa idea di Ferruccio Gianola
ed ecco qua i miei auguri,con una filastrocca di Gianni Rodari

Il mago di Natale

S'io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
un vero abete, un pino di montagna,
con un po' di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d'ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
Chi le vuole, le prende:
gratis, s'intende.

In piazza San Cosimato
faccio crescere l'albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l'albero del panettone
in viale Buozzi
l'albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all'albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l'albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?

Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.

giovedì 15 dicembre 2016

Calendario dell' Avvento del blog di Sciarada

 


Prosegue l'iniziativa del blog di Sciarada   ed ecco il mio racconto di Natale

-  Nonna racconta, raccontami una storia ma una bella storia!-
Alice era seduta al tavolo della cucina mentre sua nonna  versava il the nella tazza.
-; Vuoi proprio una bella storia? No. Oggi ti regalerò qualcosa di prezioso molto prezioso -
La nonna sorrise porgendole i biscotti appena sfornati.
-; Dunque...- iniziò sedendosi di fronte alla nipotina che la osservava attenta con occhi spalancati.
 - Dunque, dicevo che esiste una chiave dorata - continuò la nonna
- D'oro? Allora vale tanto? Tanti soldi?- chiese a raffica Alice.
-Oh, no, bambina mia, questa chiave dorata è sì, più preziosa dell'oro stesso e ha molto più valore, ma non vale tanti soldi -  continuò sorseggiando il suo the.
- Nonna, non ti capisco -
- E' una chiave che apre il cuore -
- Ah, ho capito! Allora la usano i dottori!- concluse soddisfatta Alice.
- No, tesoro mio, tutti la possono usare. Ora apri le mani e tienile una vicina all'altra - e la nonna appoggiò le sue sopra .
- Ecco, questa è la chiave dorata -
- Nonna, ma cosa dici?! Non sento nulla! Mi stai prendendo in giro - protestò Alice.
- Per nulla al mondo lo farei. E' leggera, sì, è proprio una  chiave leggera come ali di farfalla, ma apre il cuore delle persone al sorriso. Vedi, un sorriso non  costa nulla ma a volte è molto importante e prezioso per chi lo riceve. Iniziare la giornata con un sorriso è come usare l'acqua per innaffiare un fiore. Col tempo capirai quanto sia prezioso dare e ricevere sorrisi. Ora tu sai che con questa chiave d'oro il tuo cuore sarà aperto per sorridere alla Vita e alle persone che incontrerai. E se dovessi dimenticartene, questa chiave te lo farà ricordare - sorrise la nonna
La bimba si guardò le mani vuote. Ci pensò un pochino poi disse:
- Sai nonna, mi sembra di vederla questa chiave che mi hai dato. E' piccola piccola e così leggera che quasi non la sento sulle mani -
- Questo è il segreto della chiave dorata, piccola Alice -
La nonna sorrise accarezzandole i capelli . Pensò con tenerezza a quel giorno d'inverno quando sua madre le donò quella stessa chiave dorata, consegnandogliela nelle mani.

Un sorriso non costa nulla ma arricchisce chi lo dona e chi lo riceve

                                                      
                                                              Azzurrocielo

Dedicato a tutti ma in particolare agli infermieri  e infermiere ,ai medici,  al personale OSS che accolgono i pazienti del DH con un sorriso, sempre.

Passo il testimone per domani a Costantino del blog mostrelibriluoghi  

mercoledì 30 novembre 2016

Insieme raccontiamo 15




Incipit di Patricia

Guardava la pioggia che dietro ai vetri cadeva incessante. Gocce fitte, allungate come tagli arrivavano da un coperchio nero che sovrastava la città.
Formavano una cortina così fitta da isolarla dal resto del mondo. Sparite le altre case. Via il campanile che di solito si ergeva contro l'orizzonte come un guardiano silenzioso e severo.
Solo acqua, tuoni e fulmini. Per il resto, buio completo. Notte in pieno giorno.
Una notte improvvisa e strana. Nata in cinque minuti. Senza preavviso.
Poi, accadde.

il mio seguito:

Un lampo di luce immensa squarciò il nero di quel buio, tanto che la stanza dove lei si trovava fu illuminata a giorno e ... la vide. Fu solo per un attimo, ma l'immagine le rimase ben impressa quando ripiombò il nero attorno a lei.
Di nuovo, un altro lampo ad illuminare come se fosse tornata la luce del giorno e, di nuovo, la vide.
Ora però era sull'altra parete, sopra al piccolo tavolino dove era appoggiato il suo cellulare.
Un'ombra nera, di forma stilizzata che la guardava. La paura le impedì di urlare, il terrore le si bloccò in gola. Che diavolo era?
Si accucciò per terra facendosi piccola il più possibile aspettando il prossimo lampo per vedere e forse capire.
Non tardò ad arrivare ma quello che vide la terrorizzò: l'ombra nera era sul muro di fianco a lei.
Un solo pensiero. Scappare: Correre fuori e scappare. Senza sapere dove, ma via da lì. Si precipitò giù per le scale di casa senza voltarsi indietro, di corsa arrivò in strada. La pioggia era cessata.
Tante persone si erano riversate nei viali, fuori dalle case e si guardavano l'un l'altro senza parlare con il terrore stampato sul volto.
Il cielo era ancora nero, interrotto di tanto in tanto da quei lampi che non avevano cessato di illuminare il giorno diventato notte e, ad ogni lampo Loro, le Ombre nere stilizzate, simili a quella che lei aveva visto nella sua stanza, erano lì sui muri, sui marciapiedi, sugli alberi,
Ogni persona aveva la sua Ombra nera che la seguiva,
In quel giorno diventato notte, le Paure si materializzarono in ombre nere e nessuno riuscì più a dominarle,
Ognuno di noi ha delle Paure. L'abilità sta nel renderle piccole e controllabili ...

(tot parole 292)                                            Azzurrocielo

venerdì 28 ottobre 2016

Insieme raccontiamo 14




Incipit di Patricia

Seduta ai margini del bosco sotto alla vecchia quercia spoglia rimuginava. Un peso le gravava sulla coscienza. Forse era giunta l’ora di liberarsene ma con chi parlarne? A chi rivolgersi? Chi avrebbe capito?
D’un tratto il tappeto di foglie ingiallite dall'autunno scricchiolò vicino a lei. Si voltò.



La vide muoversi. Prima lentamente, poi sempre più in modo agitato. La scatolina di legno  che aveva nascosto sotto quelle foglie solo per un momento perché presto l’avrebbe seppellita sotto terra, ora aveva una vita propria. O meglio, QUELLO  che conteneva aveva una vita assolutamente propria.
Dopo mesi era riuscita a rinchiuderlo dentro lo scrigno chiuso da un lucchetto di dimensioni sproporzionate alla grandezza della scatolina. Voleva essere sicura che da lì non potesse uscire. Si  certo, aveva valutato l’idea di parlarne a qualcuno, ma chiunque ascoltando le sue parole, l’avrebbe considerata pazza. 
Chiudere un Pensiero. 
In una scatola. 
Chiudere un Pensiero ossessivo in una scatola. 
Avrebbero rinchiuso lei in una struttura sanitaria, di questo ne era certa.  Scartò quindi l’idea di rivolgersi a qualcuno per farsi aiutare. Per il momento ce l’aveva fatta. Lo aveva rinchiuso. Ma il Pensiero si dimenava, voleva riappropriarsi delle giornate di lei, delle notti di lei, voleva dominare le sue azioni, farle compiere cose abominevoli e adagiarsi nella sua anima.
 La scatolina di legno non reggeva più , le cerniere che tenevano il coperchio saldamente appoggiato alla base  saltarono via una dopo l’altra e il Pensiero uscì dirigendosi  verso di lei che, con un grosso bastone in mano batteva il terreno intorno là dove avvertiva un leggero movimento. 
Lei cercò di colpire quell’inconsistenza saltellante. 
Sapeva che quel Pensiero era lì attorno, pur  non essendo visibile ai suoi occhi aveva la percezione della sua presenza . Si abbandonò sulla terra umida gettando lontano il bastone e si arrese al Pensiero.

Le entrò nella mente e nell’anima, forse in realtà non l’aveva mai abbandonata .
 Lei si alzò e si diresse verso il paese con passo deciso. 
Il Pensiero le batteva forte in testa: doveva cercare la prossima vittima da uccidere.

(tot 295 parole)
                                                          Azzurrocielo 


giovedì 21 luglio 2016

Con una lama di coltello...




Affinché la lama del coltello affondasse meglio, la puntò premendo con forza fino a dove poteva arrivare.
Presto avrebbe placato la fame,
Qualche schizzo rosso annacquato gli saltò sul braccio ma non se ne curò. Dopo avrebbe fatto la doccia.
Doveva fare presto perché, a breve,  sarebbe scesa la notte.
Accese il fornello e .... ci appoggiò la padella sopra per cucinare la peperonata.





lunedì 20 giugno 2016

Nel buio della notte



Era notte,
Buio nero.
Avrei voluto che non si accorgesse della mia presenza. ma non servì a nulla cercare di sfuggirle.
Mi raggiunse. Provai in tutti i modi ad allontanarla da me, ma ero stanca e la nostra era una battaglia nella quale una di noi due avrebbe avuto la meglio.
O io o lei.
Vinse lei, lasciandomi un bel bozzo pruriginoso.
<< Maledetta zanzara>> pensai sconsolata

lunedì 13 giugno 2016

Il musicista



Ancora quella melodia.
Struggente e malinconica che l'accompagnava  la sera, mentre si prendeva cura del suo giardino. Tornata da una giornata frenetica in città, dopo ore passate in ufficio, era rilassante innaffiare le rose e le begonie della sua nuova casa.
Vi si era trasferita da poco, da un mese appena e se ne era innamorata nello stesso istante in cui l'agente immobiliare gliela mostrò.
Canticchiò la melodia, seguendo la musica: ormai l'aveva imparata  a memoria,  
Il musicista suonava un Adagio di Albinoni, sempre lo stesso e, sempre nello stesso punto si fermava per un attimo come se dovesse prendere fiato,  poi riprendeva e  arrivava alla fine del brano.
La musica proveniva da una finestra sul fianco della casa,
Immaginò che l'uomo suonasse il pianoforte per la persona amata, lo si capiva da quel susseguirsi di note morbide e leggere come una carezza
 Le sarebbe piaciuto conoscere di persona il suo vicino di casa per complimentarsi con lui. 
In realtà lo aveva intravisto più di una volta, seduto sulla poltrona di bambù in veranda e lo aveva addirittura salutato con un cenno della mano. Pensò che, tuttavia dovesse essere un tipo solitario e schivo poiché non le aveva  mai rivolto la parola, neppure quando si prendeva cura della siepe che separava  le abitazioni e loro due si trovavano a non più di dieci metri l'uno dall'altra.
L'occasione per chiedere qualche curiosità sul suo vicino fu quando passò con la bicicletta davanti alla casa bianca con le imposte rosse e la padrona di casa aveva aperto il cancello appena rientrata dalla spesa al supermercato.
<< Buongiorno, bella giornata eh >> esordì con un sorriso 
<< Oh, salve. Si è ambientata bene nella sua nuova casa? >> le chiese la signora indaffarata con le borse della spesa
<< Si, è una zona tranquilla. Quello che cercavo. Poi la casa ha un bel prato intorno, mi piace occuparmi del giardino, è rilassante>> continuò cercando di portare la conversazione sull'argomento che le interessava.
<< Ah beh, questo è vero. Non c'è molto movimento in questa zona. E'  residenziale, solo casette singole.>> 
<< Sì in effetti è molto silenzioso qui. Però c'è una bella musica di pianoforte a movimentare la serata>>  
<< Pianoforte ? Ah sì. Il signor Carlo, quello con  la moglie malata. Sa, non so di preciso ma lei aveva  una malattia di quelle gravi. Lui ovviamente sapeva che lei adorava quel brano, si diceva fosse la loro musica di quando si erano conosciuti da ragazzi al conservatorio .>>
<<  Vedo questo signor Carlo seduto in veranda od occuparsi della siepe. Mi sembra un tipo solitario e taciturno. Forse perché soffre per la moglie, le suona il pezzo preferito >> concluse la ragazza.
<< Ma...ma .. ma cara ragazza che cosa sta dicendo ? Lo sente ogni sera? Com'è possibile se sono morti entrambi nello stesso giorno più di dieci anni fa !!! >> 

Azzurrocielo


mercoledì 8 giugno 2016

La casa sul lago



Improvvisamente il vento iniziò a sibilare dalle piccole fessure della finestra.
Pensò che presto sarebbe scoppiato un temporale.
Si alzò dalla poltrona nella quale si era accucciata con un libro in mano e si avvicinò al vetro guardando fuori. Il cielo era veramente minaccioso e non prometteva niente di buono.
Che dire, certo che aveva scelto proprio un bel momento per mettere un punto nella sua vita, andare a capo e ricominciare alla grande.
Un brivido di inquietudine la percorse dalla schiena ai piedi: un rapporto sentimentale malato al quale era riuscita mettere la parola fine, un impiego fisso perduto ma, tanta voglia di ricominciare a vivere.
Perciò aveva pensato di trascorrere qualche giorno sola con se stessa, immersa nella natura, nella casa dove, da piccola, aveva passato tante vacanze spensierate.
Si voltò a guardare alla base del camino quanta legna c'era.
"sì, dovrebbe bastare per questa notte e anche per domattina" pensò.
Non aveva proprio nessuna intenzione di uscire e arrivare fino alla legnaia con quel tempo .
All'improvviso sentì sbattere una porta, voltò la testa di scatto verso la cucina e, nei tre secondi che seguirono il rumore secco, cercò di trovare una spiegazione .
" ah, il gancio !" Doveva farlo assolutamente aggiustare al più presto.
Quella stessa mattina appena era arrivata notò che la porta di legno esterna a quella a vetri della cucina sembrava saldamente agganciata ma, in realtà, con una leggera pressione si sganciava dal perno del cardine e avrebbe potuto essere aperta anche con poco più di una leggera folata di vento.
Pensò che per la notte sarebbe stato sufficiente bloccarla con un paletto e il giorno successivo avrebbe trovato una soluzione meno precaria.
Gettò lo sguardo sul lago poco distante e vide che il forte vento faceva increspare l' acqua.
Si sedette di fronte al caminetto acceso e riattizzò il fuoco perchè non si spegnesse.
Prese in mano il cellulare per chiamare un'amica, ma constatò che non c'era campo. Le comunicazioni in quel posto sperduto non erano sempre attive.

La pendola scoccò le ventuno e trenta.

Si alzò a preparare una tisana bollente e, nel camminare,  una vecchia asse di legno del pavimento traballò sotto al tappeto . Ok. Era da aggiungere alla lista dei lavori da fare : controllare e sistemare le assi del pavimento e, con l'occasione magari chiudere anche quella nicchia che, da lì, portava sotto la casa. L'avevano  scoperta i suoi genitori poco dopo l'acquisto dell'edificio e avevano pensato che , chi l'aveva progettata l'avesse pensata per sfruttare lo spazio tra le fondamenta e il pavimento, come ripostiglio o forse,  per riporre le provviste al fresco.

La pendola del soggiorno batté le ventidue.

Fu proprio in quell'istante che sentì distintamente dei passi fuori dalla porta, pesanti, lenti, che le davano l'impressione di una pausa utilizzata per pensare tra un passo e l'altro.
Il cuore iniziò a battere disordinatamente all'impazzata.
Cercò di convincersi che potesse essere qualche animale selvatico in cerca di cibo o di un riparo.
Sentì il vento che scuoteva con violenza le fronde degli alberi.
Di nuovo.
Quei passi.
Lì sentì fermarsi dietro la porta della veranda sotto il portico.
Immaginò che chiunque o qualunque cosa fosse, stesse pensando di aprire la porta.
Pensare. Pensare. pensare.
Ricordare. Ricordare se aveva chiuso con chiave e chiavistello.
Dannazione, avrebbe dovuto chiudere le persiane. Corse in cucina dove vide che quel maledetto perno della porta aveva ceduto e ora rimaneva a proteggerla dal mondo esterno solo una banalissima porta a vetri.
Non  riusciva a pensare con lucidità, la paura non la fece gridare perché aveva la gola secca, si guardò attorno per cercare una soluzione che fosse veloce e che la proteggesse.
Le vennero in mente le assi del pavimento sotto al tappeto, la botola e la nicchia sufficientemente ampia da offrirle rifugio. Più in fretta che poté si infilò nella nicchia richiudendo sopra di sé le assi.
Rimase in attesa: Il silenzio era forse anche più terrificante del rumore dei passi sentiti prima.
Quell'aspettare senza sapere cosa sarebbe successo, era logorante.
Aspettare. Aspettare. Senza fretta. Aspettare.
Lì, nascosta non si rese conto di quanto tempo fosse trascorso.
Tese l'orecchio per cercare di sentire ancora quei passi lenti e cadenzati.
Silenzio. Silenzio. Silenzio.
Dopo un tempo che le parve sufficientemente lungo per sentirsi rassicurata,  lasciò la nicchia.

La pendola suonò le ventiquattro

Dalla poltrona nella quale si era rannicchiata si stiracchiò le braccia e la schiena.
Si era addormentata e aveva fatto un sogno un bel pò inquietante... le vennero i brividi nel ricordare la paura e il terrore provati nel suo incubo.
Il fuoco si stava spegnendo, cercò di rianimarlo aggiungendo qualche tronchetto.
Si risistemò sulla poltrona, ormai il sonno le era passato ma, fu in quel preciso momento che il sangue le si raggelò nelle vene perché sentì distintamente dei lenti, cadenzati , pesanti passi sulla veranda

Azzurrocielo


giovedì 2 giugno 2016

Febbre a casa nostra



L'uomo Alfa di casa nostra è 
quell'incredibile essere che con 37° di febbre 
cammina strisciando i piedi
e che, con un sussurro, ti dice:
<< Ah non arrivo a domattina>>  

domenica 29 maggio 2016

Oggi pomeriggio




Oggi pomeriggio...

Che giorno è oggi? 

29 maggio

Ahhhh 

Insieme raccontiamo 9



Direttamente dal blog di Patricia il suo incipit

Altissimo, di una magrezza spaventosa, vestito di nero pareva una stecca di liquirizia andata a male.
Al suo passaggio, tutti provavano una strana sensazione.
Un misto di paura e angoscia e insieme gelo. 
                                               (e la mia continuazione)

E curiosità. Non era raro vedere persone che passavano davanti alla casa nella quale si era stabilito da una quindicina di giorni, cercando di sbirciare dai vetri delle finestre oscurati da pesanti tende.
Lo videro trascorrere tanto tempo chiuso nel garage adiacente l'abitazione, lo sentirono lavorare con gli attrezzi, ma non riuscirono a capire quello che stava facendo.
Cosa costruiva?  
Nessuno riuscì a scoprirlo. Ma quello che notarono fu la scomparsa di una simpatica vecchietta pettegola del paese. Scomparsa alla quale ne seguirono altre, con cadenza settimanale. Coincidenza?  

domenica 22 maggio 2016

La filastrocca...



                                                                       

Ritornò alla casa dei nonni  dopo tanti anni. Ora era una costruzione disabitata, lasciata all'incuria del tempo.
Aprì la porta d'ingresso a fatica. Era di legno e gli anni di abbandono avevano lasciato il segno.
Entrò nella penombra della stanza,  aspettò che gli occhi si abituassero alla poca luce che filtrava dalle persiane e poi si guardò intorno. Avrebbe voluto ritrovare qualcosa di sua nonna che aveva amato tanto ma che da anni era scomparsa senza lasciare traccia. Le ricerche fatte non avevano dato nessun risultato...
Improvvisamente risentì la voce di sua nonna , dolce, lontana sussurrare:

Centocinquanta la gallina canta
canta sola sola
 non vuole andare a scuola
gallina bianca e nera 
ti do la buonasera
buonasera e buonanotte
il lupo è dietro la porta 
la porta cade giù
 e il lupo non c'è più
è fuggito in montagna 
ha mangiato una castagna
la castagna è tutta mia
buonanotte alla compagnia

Il tempo difficilmente  annebbia il ricordo di una voce, quella che sentiva era proprio la voce di sua nonna.
Si ricordò di quando la nonna la teneva sulle sue gambe e le cantilenava  la sua  filastrocca. Sempre quella . Era la sua preferita.
Ora dopo tanti anni, riascoltarla tra quelle mura la metteva a disagio.
Si precipitò versò la porta d'ingresso, ora sentiva la filastrocca recitata a voce sempre più alta e sempre più velocemente. Doveva uscire da lì, non era più il luogo sicuro della sua infanzia.
La porta era bloccata. Provò in tutti i modi, cercando di ragionare nonostante la voce della nonna che urlava la filastrocca. Niente. Andò alle finestre e cercò di aprire le pesanti persiane di legno ma non riuscì a spostare neppure queste , erano chiuse con catenacci pesanti.
Si coprì le orecchie con le mani mentre fuori la giornata lasciava spazio alla notte e la filastrocca continuava all'infinito.



sabato 14 maggio 2016

Il clown




Si spensero le luci. L’ultimo spettatore lasciò il
tendone e si avviò verso l’uscita. Lo spettacolo, anche
per quella sera, era terminato. C’era un brulicare di
persone, ancora nei costumi di scena, che si muoveva
sicuro nella penombra. Le sedie furono impilate ai bordi
della pista, il tappeto fu pulito e riavvolto.
Poi gli artisti si ritrovarono tutti insieme per la cena.
Il clown si tolse la parrucca, era una calda serata di
primavera e quella massa di riccioli rosso fuoco lo
faceva sudare. Non aveva fame e si diresse verso la sua
roulotte. Silenzio. Era questo di cui aveva bisogno ora.
Il suo spettacolo era andato bene. I bimbi avevano riso
di gusto e questo gli riempì il cuore di tenerezza: non
c’è gratificazione più grande per un clown che far
divertire gli spettatori. Soprattutto i bambini.
Si versò un bicchiere di acqua ghiacciata, si sedette e
il suo sguardo andò oltre il finestrino della roulotte.
Una luce bianca di luna piena illuminò tutto intorno
creando strane ombre. C’è chi quando guarda le nuvole, ci
vede oggetti e forme immaginando storie, a lui tutto
questo accadeva nell’osservare ombre create dalla notte.
Uno sbadiglio di stanchezza .
Il trucco, quel pesante strato di cerone bianco,
quell’enorme bocca rossa, quelle esagerate palpebre
azzurre doveva pulirle per lasciar respirare la pelle.
Quella maschera di sorrisi e felicità venne lavata e
strofinata accuratamente con il sapone.
Un asciugamano pulito e profumato per passarlo sul viso.
Bene, ora poteva andare a letto.
Gettò un ultimo sguardo allo specchio sul mobile e
l’immagine del suo volto riflesso gli restituì un pesante
strato di cerone bianco, un’enorme bocca rossa ed
esagerate palpebre azzurre.

giovedì 12 maggio 2016

LIebster awards


Grazie Patricia e Giulia !!!!!! 






Grazie di cuore a queste due blogger che seguo con piacere per i loro post
divertenti, interessanti mai banali e piacevoli.
Patricia è una blogger vulcano con post innumerevoli che mi hanno tenuto compagnia in un periodo  
particolarmente difficile della mia vita
Giulia ha un blog che parla di scrittura e lo fa con una semplicità che mi coinvolge e spesso mi trovo a dire "questo lo penso anche io...

                                                               11 cose di me:
1) amo leggere , in borsa ho il kindle , e sempre un libro in formato cartaceo, credo che non mi basterà la vita per leggerli tutti
2) amo vestirmi di nero, anzi quasi esclusivamente di nero                                                         
3) amo scrivere. Ho iniziato per terapia e continuo per piacere anche se credo molto nell'aspetto terapeutico del foglio scritto 
4) in borsa ho sempre il mio quaderno è il mio rifugio nelle situazioni "pesanti"
5) amo l'inverno e l'autunno
6) non mangio pesce, 'pur abitando in un paese di mare
7) amo camminare in riva al mare, mi rilassa molto
8) vorrei abitare in un Paese del nord Europa
9) vorrei dedicare più tempo a me stessa e alle cose che mi piace fare
10) adoro i thriller psicologici
11) non riuscirò a girare questo premio a 11  blog in particolare. Molti dei blog che seguo hanno già ricevuto questo premio, altri non amano riceverli.... io lo lascio per chiunque lo voglia prelevare

poichè sono due le blogger che me lo hanno assegnato proseguo con altre 11 cose di me:

12) amo il teatro e vorrei scrivere una piece tutta mia e metterla in scena
13) amo le rose, le azalee e le ortensie e mio marito mi ha fatto una sorpresa piantandole nel vialetto di casa
14) per cucinare devo avere l' ispirazione, altrimenti... toast a cena
15) non mi piace guidare perchè non voglio perdermi nulla della natura che ci circonda
16) vorrei saper disegnare ma... sono una capra... senza offesa per questi simpatici animali
17) sono testarda e tenace...mi arrendo difficilmente
18) amo la tranquillità e non amo i litigi
19) il colore preferito è ..... l'azzurro, il blu in ogni sua sfumatura
20) amo camminare perchè "camminare libera la mente" e la mia è sempre troppo piena e brulicante di pensieri
21) scrivo solo con la penna nera o, in ufficio, rossa
22) non ami i social, preferisco i blog
23) mi piace andare al supermercato per la spesa settimanale il sabato  
24) c'è un elettrodomestico che amo alla follia e di cui non potrei mai farne a meno : la lavatrice

Rispondo alle domande di Patricia

1) Secondo te, perchè ti hanno assegnato questo premio?
     Sicuramente perchè Patricia mi vuole bene!
2) Per un viaggio improvviso astronave o aereo?
    Aereo ...almeno il biglietto me lo posso permettere!
3) Sei in libreria e puoi comprarti solo un thriller o un classico. Quale sceglieresti?
    Thriller senza ombra di dubbio!!!!!
4) Nella tua personale graduatoria di preferenza i romanzi d'amore che posto hanno?
    Mah....fra gli ultimi posti...
5) Qui in città un negoziante ha trovato un borsello e lo ha consegnato alla Polizia. Cosa pensi di questa persona?  
 Si è comportato da persona onesta e civile, io farei lo stesso. Davvero!!!!
6) Entreresti in politica?
   Se credessi di poter mettere a posto tutto il marciume si, ma siccome credo non ci sia speranza...
7) Parliamo di sogni. Se hai un incubo quale è?
    Ho un incubo ricorrente. Meglio sorvolare
8) Ti ritrovi proprietario di un giardino incolto come lo trasformi?
     In un roseto! con rose di tutti i tipi!
9) Sei perso nella foresta o nella savana, fai un incontro pericoloso, di che tipo?
   Sicuramente qualcosa che striscia e sibila
10) Ti regalano un pitone che fai lo accetti?
Per carità!!!!!
11) Dopo tutte queste domande .... ti voglio bene Patricia!!!

Ed ora rispondo alle domande di Giulia

1) Quale genere preferisci leggere in assoluto?
    Thriller psicologici!!!!
2) come hai scelto il nome del tuo blog?
    unazzurrocielo.blogspot.it  ha il suo perchè nel sottotitolo
    paroleazzurrocielo pure....
3) Quanto tempo dedichi al tuo blog? 
    Purtroppo meno di quanto vorrei..ma impegni di vita quotidiana mi assorbono totalmente
4) Quando preferisci scrivere o sei più ispirato?
    Sempre, ho sempre il quadernetto con me 
5) Cosa apprezzi di più del tuo carattere?
   la mancanza di ipocrisia, non la sopporto neppure negli altri
6) cosa ami di più mangiare a cui non sai resistere?
    pizza!!!!! forever!!!!!
7) dove ti piacerebbe vivere?
     nel sud inghilterra, scozia , islanda, norvegia, svezia, danimarca...si è capito che amor il  nord europa?!
8) segui di più l'istinto o la ragione?
l'istinto ...purtroppo.
9) hai un sogno nel cassetto?
   uno????? ne ho migliaia!!!!!
10) Cosa stai scrivendo in questo periodo? che genere?
 Per l'esame finale del corso di scrittura sto scrivendo un racconto che ha come filo conduttore
l'elemento Fuoco, la follia che tutto travolge!
11) un titolo del libro che ti è rimasto nel cuore?
Non ce n'è uno...ce ne sono 1000!!!!


Fatto tutto!!!! o quasi...
Non so chi riuscirà a leggere fino in fondo...
Perdonatemi ma non saprei a quale blog assegnarlo, praticamente quelli che seguo l'hanno già ricevuto, 11 sono tanti e gira e rigira non saprei
 Grazie Patricia!!!!! Grazie Giulia!!!!!!

Azzurrocielo.

giovedì 5 maggio 2016

Il quadro


                                                            

(olio su tela . da Pixabay.com)


Come ogni mattina entrò nel museo prima dell'orario di apertura.
Prese dal ripostiglio il carrello con l'occorrente per le pulizie.
Mentre passava da una stanza all'altra amava soffermarsi davanti ai dipinti osservandoli attentamente.
Ce n'era uno che amava più degli altri. Era un ritratto di un cavaliere medievale. Bello, con lo sguardo fiero, sicuro di sé.
Fantasticava su quello sguardo magnetico dal quale le riusciva difficile allontanarsi.
Improvvisamente l'uomo scomparve dal quadro.
Sentì una voce alle spalle << Madamigella permettete che mi presenti.>> .
Lei si voltò ma non ascoltò altro, cadde a terra come un sacco vuoto.
Fu l'impiegata della reception che la trovò qualche ora dopo, ormai cadavere, ma con uno strano sorriso sulle labbra

martedì 3 maggio 2016

Uffaaaaa .....

                                                                         




Plin.

Pluff.
Plin. 
Pluff.
Goccia.
Uno. 
Goccia.
Due.
Goccia.
Tre.
...

Venticinque.
Ventisei.
Basta.
Plin.
Voglio.
                                                          Pluff.
                                                          Dormire.
                                          Mi alzo malvolentieri e vado in bagno a chiudere il rubinetto del lavandino.

venerdì 29 aprile 2016

L' ombra




Tutto iniziò nel pomeriggio estivo di caldo afoso. Era alla finestra quando in breve tempo scoppiò un temporale. Improvvisamente un fulmine precipitò a terra nel cortile a poca distanza dalla sua finestra. 
Rimase per un attimo stordita da quel lampo fulmineo. Chiuse la finestra, riprese a scrivere al computer il racconto iniziato da tempo. Ma non si sentiva a proprio agio. Sentiva che , seppur nel silenzio della casa, c'era qualcosa che non la faceva stare tranquilla.
Quando la lampada sul tavolino proiettò sul pavimento la sua ombra …. vide che le ombre erano due, una accanto all'altra, perfettamente identiche ….
Era strano, all'inizio, avere due ombre, ma poi si abituò.
Si abituò pure agli sguardi perplessi di chi si accorgeva che la sua ombra era doppia...
Al momento a lei non importava avere un'ombra o averne due, in fondo non le cambiava nulla.
Anzi, ci si era quasi affezionata.
Nelle lunghe serate passate a lavorare al computer, le sue ombre proiettate sul pavimento, lì una accanto all'altra, in immobile sintonia, le erano di compagnia facendola sentire meno sola.
Fino a quando, in una mattinata di sole, mentre camminava lungo un viale della sua città, si sentì come strattonare; le sembrava quasi di non riuscire a mantenere l'equilibrio e a stento riuscì a tornare a casa.
Lì, nella penombra delle persiane semichiuse ritrovò l'equilibrio e la stabilità.
Ma non appena provò ad uscire di casa, di nuovo era barcollante, incapace di mantenersi in equilibrio.
Gettò uno sguardo alle sue due ombre generate dal sole che, alle sue spalle, splendeva alto nel cielo.
E fu lì che vide una delle sue ombre che si dimenava, era come se volesse andarsene dalla parte opposta.
Ecco da dove derivava la sua precaria stabilità degli ultimi giorni!
Aveva un'ombra di troppo e questa se ne voleva andare. Ma lei non sapeva come fare per liberarla 
I giorni passarono a fatica. Ormai era diventato un incubo la sua vita perchè doveva accuratamente evitare ogni fonte luminosa  in grado di mettere in evidenza la sua seconda ombra. Viveva come una reclusa, prigioniera delle sue ombre.
Fino a quando una sera in cui la luna piena era luminosissima, incurante dell'effetto che avrebbe potuto provocarle proiettando le sue ombre, uscì di casa.
Guardò ammirata la luna immensa, ma immediatamente gettò lo sguardo a terra e vide che, alla luce lunare, la sua seconda ombra si era rimpicciolita, si dimenava dando l'impressione di volersene andare, ma la luce che la luna rifletteva sul terreno la stava assorbendo piano piano, fino a far rimanere proiettata a terra solo un'unica , rassicurante, tranquilla e ben definita, ombra 

mercoledì 27 aprile 2016

Insieme raccontiamo 8 di Patricia

Accolgo l'invito di Patricia che scrive l'incipit di un suo brano

                                                             

Erano seduti di fronte. Elegante, di classe. Sexy. Decisamente amante delle palestre e dei centri benessere. Si capiva da lontano un chilometro. Ora doveva incominciare l'intervista ma non riusciva ad aprire bocca. la sua bellezza avrebbe imprigionato chiunque.
Poi all'ennesimo richiamo della regia...


si riscosse come se si fosse risvegliato da un sogno.
Lei era l', seduta proprio davanti a lui. Quante notti era apparsa nei suoi sogni come un'ombra, quante notti lui avrebbe voluto toccarla, stringerla a sè per provare a se stesso che era reale, che non era frutto di un pensiero notturno
Ora avrebbe potuto parlarle, lei era lì e lo guardava in silenzio come sempre.
Lui si schiarì la voce, emozionato come un ragazzino cercò di leggere i fogli che teneva in mano per iniziare a farle le domande che aveva preparato per l'intervista.
La guardò estasiato e ascoltava la sua voce che gli sembrava una melodia d'altri tempi.
Ad un tratto sentì la voce del regista rimbombare nello studio televisivo:
<< Fabrizio, che fai? Non c'è nessuno, con chi parli? Con un fantasma?>>