lunedì 8 gennaio 2018

4 novembre ore 9.30


Lo sguardo va oltre il davanzale della mia finestra. Il cielo è di un colore azzurro e grigio mescolati nella foschia di novembre.
Nel giardino della casa di fronte la donna raccoglie un tappeto di foglie secche e aghi di pino, caduti durante la notte e, come ogni mattina, sul davanzale della camera da letto ha sistemato i cuscini per arieggiarli.
Mentre lei ripete movimenti ritmici col rastrello, suo marito è seduto sulla sedia di plastica bianca e fuma una sigaretta.
Un sonaglio di conchiglie appeso alla finestra crea un tintinnio continuo che segue il debole movimento del vento.
I rumori ovattati sembrano rallentare il tempo.
L' albero, quello più imponente del mio giardino, ha perso quasi tutte le foglie e quelle poche rimaste hanno un colore caldo che va dalla tonalità del giallo tenue al rosso acceso.
Unica nota di colore diverso è lei, quella piccola fogliolina verde che rimane caparbiamente attaccata al tronco come se non volesse lasciarsi scivolare nell'autunno.

Osservo la donna che posa il rastrello e si guarda attorno indecisa su cosa fare.
Manca ancora tempo all'ora di pranzo e può, quindi, respirare prima di chiudersi in cucina.
Decide di spazzolare il prato. Lo fa in modo meticoloso con la scopa di setole morbide simile a quella che, di solito, usa per il pavimento di casa.
La passa sull'erba tagliata a fine estate, con energia e dolcezza, come se la stesse pettinando. Nessuno noterebbe qualcosa di inconsueto in quei gesti all'apparenza monotoni. Nessuno.
Tranne me.
Perché lei sussurra al prato parole dolci, a volte sono ninna nanne o filastrocche.
Lo fa sottovoce, talmente tanto che il marito pescatore, immerso nei suoi pensieri di mare, non sente o non vuole ascoltare.
La donna riempie il sacco di foglie secche sbriciolandole fra le dita.
Via, via, deve lavorare in fretta se vuole mettere  tutto in ordine, pur  assaporando questi momenti che sono solo suoi.
La osservo mentre protegge il cespuglio di azalea dall'arrivo del freddo, annaffia i ciclamini, guarda con interesse una solitaria margherita spuntata a fianco del grande sasso su cui ora siede e, abbraccia con lo sguardo, il suo giardino.
La donna poi guarda con attenzione il mio grande albero, si avvicina e, sono certa che gli stia sussurrando parole dolci.
Sono gelosa.
Quello  è il mio albero. E' un olmo secolare.
L'ho visto mutare il colore delle foglie ad ogni stagione e quello è il MIO albero che quantifica il tempo che passa.
Non so cosa gli stia dicendo la donna, ma sono certa di non essere contenta di questo suo comportamento.
Immobile, la guardo mentre é sempre più rasente l' albero. Ora temo che lo abbracci e posi le sue labbra sul tronco rugoso.
Chiudo gli occhi.
Il vento silenzioso fa danzare dolcemente i rami dell'olmo.
Vorrei che la donna tornasse al suo giardino.
La fogliolina verde è ancora aggrappata al ramo.
Il marito perso nei suoi pensieri di mare, fuma un'altra sigaretta.
L'albero fa uno strano movimento come se deglutisse qualcosa, poi ritorna immobile.
La donna è sparita.
Nell' albero.
Ne sono certa.

Azzurrocielo